Salve a tutti, sono Giordano.
Wind Of Softwing è un progetto che ho ideato a Dicembre 2024.
Il mio obiettivo è utilizzare l'AI prima che l'AI utilizzi me.
Nei miei post social vi spiegherò questo concetto secondo il mio punto di vista, riguardo l'AI e la sua applicazione per la creazione di software, piuttosto che per la sua implementazione in questi ultimi come panorama futuro.
Benvenuti sul mio momentaneo blog.
POST
7 - Faremo in tempo ad adattarci?
In relazione alle nostre conoscenze di base attuali e a quello che ci è richiesto dalla società, quando una persona si può definire "analfabeta digitale"?
Quando bisognerà preoccuparsi della presenza di tutte quelle persone che dipenderanno da altri soggetti per quanto riguarda la tecnologia ?
Ad oggi, nel momento in cui scrivo, l'analfabetismo digitale è ancora molto esteso.
Molta gente non è capace di compiere quelle azioni che risultano ormai il "minimo indispensabile richiesto" per interagire con enti, soggetti e persone in maniera corretta. Dalla gestione di una semplice email all'informazione riguardante la sicurezza web .
Purtroppo queste persone, anche molte giovani, non pratiche di tecnologia per varie ragioni, si ritroveranno a dipendere da qualcun altro, anche per le più semplici azioni, azioni che cambieranno con il passare del tempo, richiedendo sempre più abilità e affinità con la tecnologia alle persone.
E qui entriamo in un punto cruciale del discorso:
Quanto è veloce lo sviluppo tecnologico in relazione alla capacità delle persone di adattarsi ?
Come possiamo evitare di trovarci travolti da una marea di analfabeti digitali?
Ad esempio, chi è capace di utilizzare l'IA è molto avvantaggiato sul piano lavorativo globale. Attualmente il 60% circa della popolazione sa utilizzare l'IA in maniera basilare(Chatbot), potendo già superare a livello di skills ed efficienza sul piano lavorativo e gestionale molte altre persone .
Questa conoscenza è già significativa ad oggi, pur non facendo parte delle skill minime richieste dalla società, ma fra qualche anno, molto probabilmente, non sarà più così.
Riusciranno le persone ad adattarsi e imparare il "nuovo minimo indispensabile richiesto" in un tempo adatto alla velocità di sviluppo ?
Se qualche persona di quelle che sta leggendo non si sente in grado di seguire il passo, sappiate che non dovete avere paura, basta solo leggere un po' durante il giorno per cominciare ad assimilare le nozioni di base in campo tecnologico . Non fatevi trovare impreparati o verrete surclassati da chi usa bene l'informazione, informazione che è libera e alla portata di tutti.
Non abbiate paura della tecnologia: imparatela , valutatela e utilizzatela prima che dipendiate da lei senza conoscerla.
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6 - Perchè continuiamo ad evolverci?
Dove nasce il bisogno di innovazione tecnologica?
Il bisogno di evolversi nasce in principio dalla richiesta fisiologica del nostro corpo, quindi un bisogno di una sopravvivenza agevolata, che diminuiva i rischi ai quali eravamo esposti.
Con il passare del tempo, la richiesta fisiologica del nostro corpo è diminuita grazie alle tecnologie e alle comodità che abbiamo raggiunto, fino ad arrivare finalmente ad accontentare molti di quei bisogni e comfort di cui avevamo bisogno .
Ma allora, perché stiamo continuando ad evolverci?
Oggi l'uomo è spinto dal desiderio di creare oggetti o concetti che non servono alla sopravvivenza propria, bensì ad aumentare le comodità, le distrazioni e l'ottimizzazione di quello che è stato già inventato , spinto e avviato verso questa strada da un periodo precedente al nostro e successivo a quello in cui dovevamo cacciare per sopravvivere.
Questo periodo lo vorrei rinominare personalmente come "fase del mutamento dell'obiettivo evolutivo".
Sì, perché già dalle prime invenzioni fatte dall'uomo, per agevolare la sopravvivenza, si è venuto a creare un aumento della tranquillità della vita, maggiore di prima, che ha portato l'uomo a incominciare pian piano ad ideare modi per occupare il tempo conquistato , oppure per ottimizzare le invenzioni già ideate .
Con il passare dei secoli, l'uomo ha trovato sempre più tempo libero, andando a ricoprire questo periodo di tempo con attività che non servono direttamente alla sopravvivenza basilare , bensì a una ricerca di ottimizzazione di quello che è già stato inventato (compreso il campo delle cure mediche, molto importante) insieme alle varie attività per l'appagamento della mente, cioè i giochi , i social , i gadget , il concetto di "lusso" e molti altri concetti inventati per riempire quei vuoti psicologici creatisi nel tempo per via del tempo libero.
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5 - Gli errori critici dell'IA ci salveranno dalla sostituzione?
Ad oggi l'uomo ricopre ancora molte posizioni lavorative , posizioni che in futuro potranno essere ricoperte dall'IA.
Questa cosa già accade, ma quanto tempo abbiamo ancora a disposizione prima di uscire di scena?
L'IA ha ancora un margine di errore molto alto e perciò, al momento, non può sostituire l'uomo in molti compiti. Ma arriverà un giorno in cui il margine di errore dell'IA sarà inferiore alla probabilità dell'errore umano che, insieme alla possibilità di applicazione di essa, si riverserà in una sostituzione dell'uomo nella sua funzione.
Ma sarà veramente così?
Parlando di probabilità, credo ci si aspetti che, considerando la media degli errori compiuti, basti aspettare che l'IA sbagli meno dell'uomo, ma in realtà non è proprio così.
Il vero fattore da prendere in considerazione è: In quella determinata percentuale di errori, sia per quanto riguarda l'IA che l'uomo, chi è che statisticamente compie più errori critici?
Esatto, sarà la criticità degli errori che porterà l'uomo ad essere utile per più tempo rispetto a quello che ci si aspetta.
Finché l'IA sbaglia meno dell'uomo, ma c'è più rischio che compia errori critici nel suo campo di applicazione, l'uomo non sarà sostituibile.
Solo quando questa percentuale di criticità sarà più bassa nell'IA, arriverà il momento della nostra progressiva uscita di scena.
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4 - Rischiamo la fine della società umana?
Quanto dipendiamo dalla rete? Dai sistemi in cloud? Dalle comunicazioni istantanee? Ce lo siamo mai chiesti?
E se un giorno tutto questo venisse a mancare?
Se per qualsiasi motivo tutto questo dovesse venire a mancare, avremmo un piano B per continuare a far funzionare questa società fortemente connessa?
Io credo di no.
Si parlava già di Millennium Bug come un problema che avrebbe posto fine alla società umana già nel 1998, e nel frattempo la nostra dipendenza dalla tecnologia è aumentata in maniera considerevole.
Allora perché dobbiamo aggiungere alla lista delle cose da cui dipendiamo anche l'IA? Un qualcosa che sostanzialmente pensa al posto nostro? Mi sembra che in ballo ci sia di più di una connessione globale o di un database online.
In un futuro non molto lontano, se continuiamo con questi ritmi di evoluzione tecnologica, probabilmente l'integrazione dell'IA in qualsiasi cosa nella quale sia implementabile ci porterà alla perdita della nostra rete neurale , della nostra identità intellettiva, per far spazio ad un enorme bisogno di un qualcosa che pensi al posto nostro, anche per le azioni più semplici.
Come possiamo gestire tutto questo in maniera responsabile e attenta ? Utilizzando l'IA come un supporto e non come un sostituto, e creando un modello di società che si basi sì sulla rete, ma che abbia un "secondo layer paracadute" ; Una gestione ibrida tra i sistemi Stand Alone e l'utilizzo del Cloud , utilizzando l'IA per creare e ottimizzare questo layer, ma senza fare in modo che quest'ultimo dipendi dall'IA.
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3 - Algoritmi o IA integrata?
Come sarà il futuro dell'integrazione dell'IA all'interno dei sistemi già esistenti? Anche in quel caso si tratterà di una sostituzione completa degli algoritmi stand alone oppure di un supporto a questi ultimi?
Gli algoritmi stand alone sono creati per compiere compiti ben precisi, e il risultato che essi danno dipende da un codice ben definito, che può essere migliorato fino ad ottenere un programma che esegua la propria funzione in maniera impeccabile, a discapito però del range di azione, perché esegue solo ed esclusivamente quello che viene implementato nel codice. Ma l'IA?
L'IA al momento non dà totale affidabilità, per via dei margini di errore che sono ancora presenti, ma al contrario degli algoritmi, l'IA raggiunge un range di argomenti di gran lunga più ampio, grazie al processo di learning che comprende facilmente argomenti limitrofi a quelli di specializzazione dell'IA oggetto.
Quindi:
-Gli algoritmi danno massima affidabilità e stabilità nel proprio compito, ma le funzioni sono più difficili da implementare;
-L'IA è meno affidabile e stabile nel proprio compito, le funzioni sono più facili da implementare e comprendono argomenti limitrofi acquisiti tramite il learning.
Da qui sorgono le domande:
Ci sarà un momento in cui l'IA ci potrà dare la stessa affidabilità e certezza per quanto riguarda la correttezza di un output o di un'elaborazione di dati?
Fino a quel momento, come dovremo usare l'IA?
Ecco, secondo me dovremo puntare non alla completa sostituzione degli algoritmi come obiettivo finale, bensì ad un'integrazione in essi oppure, meglio ancora, utilizzare l'IA per produrre algoritmi, dedicati ad un preciso compito, ma senza implementare l'IA all'interno di essi.
Il risultato di questa "gestione" è il poter usufruire della facilità di implementazione dei compiti all'interno degli algoritmi che ci offre l'IA, lasciando comunque l'affidabilità dell'algoritmo che ne risulta.
In conclusione, l'utilizzo dell'IA, sempre secondo il mio parere, andrebbe limitato alla creazione di algoritmi, dandoci così quella sicurezza nel responso che l'IA, forse, non ci darà mai al 100%.
Cosa ne pensate?
Siete per l'utilizzo degli algoritmi creati con l'aiuto dell'IA ? O per l'implementazione sistemica dell'IA nei software di utilizzo comune (o meno)?
2 - Ragioniamo con l'IA e non facciamo ragionare solo lei
Il supporto che ci dà l'IA, soprattutto i modelli a disposizione del pubblico, potrebbe portare a un'atrofizzazione nel modo di elaborare soluzioni ai problemi che si incontrano nella vita o nel lavoro, agevolando invece l'area del cervello predisposta a porre le giuste domande all'IA per avere queste soluzioni . Probabilmente ci sarà un futuro molto prossimo a noi nel quale le persone avranno una logica molto più portata al creare prompt corretti da sottoporre all'IA piuttosto che una logica efficace nel cercare soluzioni ai problemi con le proprie forze. Ecco, secondo me la dipendenza dall'IA partirà proprio da questo fattore. Come quando è stata inventata la calcolatrice: prima la gente si affidava a "carta e penna" facendo i conti a mano, mentre adesso vediamo calcolatrici dappertutto (uffici, attività commerciali, casse dei supermercati, ecc.). Per l'IA sarà la stessa cosa, ma ingrandita, comprendendo anche altri campi di applicazione della logica.
Come evitare tutto questo? Anche la sola consapevolezza di questo concetto e la sua accettazione aiuteranno nel momento in cui si utilizza l'IA, portando l'utente a rimanere nel proprio campo di logica e utilizzando l'IA come effettivo supporto e non come sostituto del proprio cervello. Un altro comportamento da adottare è il comprendere le risposte e le soluzioni che ci dà (parlando di chat con l'IA), per capire come è arrivata a trovare quella soluzione.
Come farlo nella maniera più immediata durante l'utilizzo? Molte chat IA mostrano il ragionamento che hanno fatto per arrivare alla soluzione. Leggere quel ragionamento prima della risposta è molto importante a livello cognitivo e anche per capire, nel caso in cui l'IA stia sbagliando, dov'è effettivamente l'errore commesso dall'IA in uso.
Usciranno altri post dove dirò la mia sull'IA e su come mitigarne gli effetti negativi che essa potrebbe avere sulla nostra psiche nel futuro.
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1 - Conseguenze mentali dell'IA integrata e non
L'utilizzo dell'IA nella nostra società ci porterà man mano a sviluppare una specie di handicap cognitivo per quanto riguarda anche i ragionamenti di base? E se così fosse, sarà conseguenza diretta del supporto che essa offre, che andrà a sostituire il nostro operato? Oppure ci porterà a una dipendenza dal suo utilizzo ma senza sostituire totalmente il nostro operato?
Da qui sorge un'altra domanda, secondo me molto più importante: Avremo la capacità, in futuro, di tornare ad essere autosufficienti nel caso in cui venga a mancare improvvisamente questo supporto?
Credo che queste siano le domande più importanti da porci per il prossimo futuro.
Nei prossimi post vi dirò le mie idee per salvaguardare l'integrità umana e come secondo me dovremo gestire l'utilizzo dell'IA.
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